Quanto il Contesto Culturale Influenza il Successo di un Film?

Con l'avvicinarsi degli Oscar aumenta il chiacchiericcio tra appassionati, continua il recupero dei film candidati e si stilano i propri pronostici. Secondo i bookmaker e confrontando i riconoscimenti già assegnati, c'è ovviamente un favorito e per l'edizione 2022, con le sue ben dodici candidature, sembrerebbe Il Potere del Cane diretto da Jane Campion. Un film in lizza per ogni categoria, tecnica e non, su tutte quella per miglior film. È proprio analizzando recensioni, commenti e pareri che si apre però un interessante spunto di riflessione.
Oltre Oceano il ritorno alla regia della Campion, a distanza di guarda caso dodici anni, è stato osannato senza mezzi termini. Etichettato da subito come capolavoro, Il Potere del Cane ha catturato pubblico e critica per messa in scena, caratterizzazione dei personaggi, interpretazioni ma in particolare per ambientazione e tematiche. È infatti messo alla berlina il mito del far west, del cowboy, appartenente in modo intrinseco alla cultura americana. Ecco che, tralasciando un'approfondita analisi del film, con i suoi pregi e difetti, è evidente come questo fanatismo riguardo l'opera sia rimasto principalmente circoscritto al territorio a stelle e strisce.
In Italia infatti, gli addetti ai lavori e non, hanno sì apprezzato le qualità del film ma reagendo più freddamente, in modo più distaccato e forse oggettivo, proprio per la distanza dai contenuti. Evidentemente nella visione di un film subentra un importante aspetto culturale che avvicina o meno lo spettatore. Vero è che il western è stato un genere amato nel Bel Paese ma la sua corsa è terminata decenni fa eccetto rare eccezioni, mentre per l'America è parte della sua storia, anzi delle sue origini.
A dividere sono chilometri e soprattutto secoli, tali da rendere un film favorito e acclamato per gli uni e decisamente sopravvalutato per gli altri. Senza entrare troppo in merito si aggiungono poi tutte le tematiche contenute ne Il Poter del Cane legate al politicamente corretto, alla minaccia di un ancora persistente pensiero lontano dalla contemporaneità e quindi all’inclusività. Argomenti contenuti ma superficialmente approfonditi, ciò nonostante la famigerata Academy apprezza e caldeggia.
E’ necessario un esempio dall’altra parte della barricata, senza tirare in ballo il solito Paolo Sorrentino. Restando sempre in tema Oscar, il perfetto corrispettivo per noi italiani è il candidato a miglior film d'animazione Luca dell'italianissimo e genovese Enrico Casarosa. Una storia d’amicizia molto semplice ma, i nomi del nostro quotidiano, la Riviera ligure, il pesto e la passione per la Vespa sono per lo spettatore nostrano motivo di orgoglio, fanno emergere un certo senso di patriottismo che inficia inconsciamente nel giudicare un film piacevole, divertente ma non un capolavoro. Questo porta ad un supporto ancor più deciso dell'opera nella manifestazione iridata, proprio per l'inclusione di riferimenti etnico-culturali a noi più comprensibili, per molti al limite dello stereotipo, con un forte richiamo alla propria infanzia.
Nonostante questo non ci stupirà il mancato successo di Luca perché consci dell’assenza di background da parte della giuria votante, seppur alcuni ammiccamenti filmici possano essere comunque apprezzati. La prova di tale ipotesi non sarà di certo l’attesa notte del 27 marzo e la consegna delle statuette che, come purtroppo sappiamo, non sempre rispecchia il reale valore dei concorrenti.
In fin dei conti è una questione di punti di vista differenti, in questo caso italiano e americano, che convergono però nel trovare maggior affinità con qualcosa vicino a sé, per quanto non sia una legge universalmente scritta. Perciò non sorprendiamoci nell’ascoltare opinioni diametralmente opposte ma anzi approfondiamone le ragioni perché i film possono essere racconti, diari, e ci permettono di conoscere il prossimo e comprendere che spesso proveniamo dalle stesse ceneri e abbiamo, anche se diversi, ricordi da difendere.
@riproduzioneriservata di Andrea Diamante